Tavola rotonda “Paesaggi culturali mediterranei e sviluppo”

Paestum, 15 Novembre 2007

Nell’ambito della X Borsa del Turismo Archeologico, Paestum (SA) 15-18 Novembre 2007

 

Il 15 novembre alle ore 15.00, nella Sala Diana dell’Hotel Ariston, sede dell’appuntamento fieristico, si è tenuta la tavola rotonda sui paesaggi culturali mediterranei e sviluppo. Durante la Tavola rotonda sono stati sviluppati i seguenti punti:

  • I Paesaggi Culturali sono entrati da ultimi come categoria di bene culturale nella Lista  del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, e dei 39 PC della regione euromediterranea solo 2 si trovano nella sponda sud.
  • I PC sono sistemi frutto di trasformazioni continue, operate sempre con fini utilitaristici ma sempre con grande attenzione e nel rispetto della conoscenza a) degli equilibri ambientali e b) selezionate tra le più efficaci a difendere l’opera dell’uomo dai disastri naturali localmente ricorrenti.
  • I PC sono sistemi territoriali a rischio, perché

-          Si è modificata la struttura socio economica che ne ha permesso nascita e sviluppo

-          si sono perse regole e saperi che ne garantivano l’esistenza

-          si sono allontanati i gestori tradizionali dall’esercizio dei processi gestionali

-          la molteplicità e la sovrapposizione di competenze istituzionali nuove, che si sovrappone ai codici non scritti e agli usi tradizionali, ne rende difficilissimo la governance

-          gli stakeholders sono numerosissimi ed hanno comportamenti orientati a conseguire vantaggi particolari e sovente non più coerenti con destinazioni d’uso tradizionali

-          sono sistemi territoriali ad alta complessità (v. definizione UNESCO e relazione uomo-natura, anche nei testi IUCN e in quelli che si riferiscono al programma MaB) 

-          in molti paesi non sono considerati come categorie facenti parte del patrimonio culturale, meglio l’aspetto meramente estetico e culturale prevale sul rapporto uomo-natura citato e sul corretto uso delle risorse primarie

-          per la natura dei pc esiste una difficoltà a conciliare conservazione con sviluppo sostenibile e duraturo, e ad avere rispetto ad essi un approccio realmente olistico.

  • Nel dibattito sui PC gli esperti, economisti e gestori, asseriscono che essi costituiscono una risorsa preziosa per lo sviluppo locale umano perché:

-          interventi tesi allo sviluppo  e fondati sulla valorizzazione del patrimonio culturale (materiale e immateriale) rafforzano l'identità culturale delle comunità locali e, quindi, la loro competitività sul mercato globale. 

-          il recupero (e l'up-grade) di saperi e tecnologie localmente consolidati ne garantiscono la compatibilità e rendono quindi sostenibile lo sviluppo

-          il recupero (e l'up-grade) delle tradizionali tecniche di trasformazione/uso del suolo contribuiscono a ridurre la vulnerabilità del territorio

-          Queste affermazioni, tutte insindacabili in linea di principio sono argomento principale del dibattito previsto sulla effettiva possibilità di applicazione pratica (come, dove, economia/finanza, condizioni sociali, identità/diversità, ecc)  con risultati positivi per le comunità locali.

  • I PC dell'area mediterranea costituiscono un insieme di valore strategico perché

-          sono il risultato di conoscenze tecniche condivise in Mediterraneo, ma declinate localmente a seconda delle risorse e del contesto locale

-          la loro analisi comparata promette di rivelarsi efficacissima per ritrovare saperi non codificati, di cui si è persa (o si sta per perdere) la trasmissione orale

-          La diffusione delle culture che si estrinseca anche nella riproduzione di modelli e nell’uso delle risorse, nelle tecniche costruttive e nelle tecnologie, nel patrimonio immateriale dei PC rappresenta un codice nel quale tutte le etnie mediterranee possono identificarsi e trovare ancora oggi elementi di ri-incontro, confronto, arricchimento reciproco. Attraverso processi di identificazione/diversificazione, trasmissione dei saperi, necessità e condivisione, la conoscenza e i processi gestionali dei PC può giocare un ruolo di avvicinamento e di condivisa ricerca di percorsi diversi ma indirizzati verso il bene comune tra le differenti genti del Mediterraneo.

  • Per attenuare il rischio e sfruttare le potenzialità può essere utile:

-          avviare azioni di formazione di esperti capaci di individuare e gestire le strutture costitutive e i valori dei PC, ri-conoscere i saperi ad esso sottesi, interpretarli e permetterne l’evoluzione sostenibile in contesti contemporanei

-          definire modelli di governance dei PC che non appesantiscano le procedure con ulteriori "piani" sovraordinati o con vincoli "a non fare" ma che, fornendo ai decisori locali le "informazioni" sugli effetti delle trasformazioni o dell'utilizzazione impropria degli elementi dei PC (attraverso ricerche, studi, diffusione delle esperienze significative positive o negative, ecc.), surroghino oggi la antica conoscenza generalizzata del valore e degli effetti di ogni intervento

-          Comprendere la necessità di sistemi gestionali “caso per caso” e quella del monitoring applicato a tutte le variabili relazionate dei PC

-          conoscere le esperienze e/o le opportunità di valorizzazione dei PC in relazione allo sviluppo locale

Hanno partecipato alla tavola rotonda:

Carla Maurano, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, Responsabile Gestione del Patrimonio Culturale

Adalgiso Amendola, Preside Facoltà  Scienze Politiche dell’Università di Salerno

Luciano Carrino, Rappresentante Esecutivo Comitato Scientifico di ART (Rete per la Cooperazione allo Sviluppo Umano, ONU)

Pietro Graziani, Direttore Generale - Dipartimento Spettacolo e Sport - Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Angelo Iacovella, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente - IsIAO

Ferruccio Ferrigni, Università di Napoli, Coordinatore delle Attività del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali