Convegno «Gide e la gioia»
Ravello | 2-3 maggio 2024
L’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, l’Università degli Studi della Basilicata e il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, hanno organizzato il Convegno internazionale “Gide e la gioia”, che si terrà a Ravello, nell’Auditorium di Villa Rufolo, il 2 e il 3 maggio 2024.
La gioia occupa nella vita e nell’opera di André Gide un ruolo centrale, al pari del fervore o della disponibilità che ne sono strettamente associati. È sotto il sole mediterraneo che Gide l’ha scoperta e ha deciso di coltivarla, a partire dal suo soggiorno in Algeria e dal successivo viaggio di ritorno in Italia. Alla fine della sua vita, dichiara al pubblico italiano venuto ad ascoltare la sua conferenza all’Istituto francese di Napoli: quello che mi insegna soprattutto la vostra cultura è la gioia, è il valore dell’uomo, è il suo attaccamento alla vita” (À Naples). Già ne L’Immoraliste, il personaggio di Michel, che somiglia molto al Gide che ritornava dall’Algeria attraverso l’Italia, alla metà degli anni 1890, evoca la gioia che gli procura la bellezza della Campania e di Ravello in particolare, insieme agli slanci che questa gli ispira: “Là, l’aria più viva, il fascino della costa piena di luoghi appartati e scorci sorprendenti, la profondità sconosciuta dei valloni, stimolando la mia forza, la mia gioia, favorirono i miei slanci” (L’Immoraliste).
Nessun luogo è quindi più indicato di Ravello per ritornare sul ruolo che la gioia ha giocato nella scrittura del grande scrittore francese. In quest’ottica, alcune piste sono state oggetto di approfondimento e discussione:
- i paesaggi della gioia: quali sono i paesaggi, mediterranei e in particolare italiani, che in Gide sono perlopiù associati alla gioia e quali sono le modalità utilizzate per rendere conto degli “slanci” che questi procurano?
- la gioia, tra etica ed estetica: è scoprendo la gioia, il fervore e la disponibilità che Gide decide, a partire dal 1895, di girare le spalle a “una letteratura che sapeva terribilmente di artificioso e di chiuso”: come la gioia, che per Gide è molto di più di un’emozione, si configura come un atteggiamento nei confronti della vita, fondato sul “valore dell’uomo, il suo attaccamento alla vita”, come essa definisce al tempo stesso un’etica e un’estetica, che ruolo ha rivestito nella definizione di una poetica individuale, tipicamente gidiana?
- la scrittura della gioia: come la celebrazione della gioia necessita di una scrittura particolare, se non proprio di uno stile singolare?