Convenzione di Faro e Obiettivi di Sviluppo sostenibile: destini incrociati
Ravello, 10-11 giugno 2022
La conferenza ha promosso una riflessione pubblica costruttiva sulle possibili prospettive di sviluppo e integrazione delle attività per l'attuazione della Convenzione di Faro e sul valore del patrimonio culturale per il miglioramento della qualità della vita. Il riconoscimento del valore della cultura per raggiungere Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenta una caratteristica principale che l’Agenda 2030 condivide con la Convenzione di Faro.
Con legge 1° ottobre 2020, n. 133, dopo un lungo e faticoso percorso, l’Italia ha disposto la ratifica della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale, fatta a Faro nel 2005.
La ratifica è entrata in vigore cinque anni dopo l’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile, i cui 17 obiettivi (SDGs, Sustainable Development Goals), da realizzare entro il 2030, includono il contrasto alla povertà e alle diseguaglianze, migliori livelli di istruzione, rispetto dell’ambiente, dignità del lavoro, pace sociale e istituzioni solide, nell’ottica appunto di costruire un futuro sostenibile nelle sue dimensioni sociale, economica e ambientale. Tali obiettivi sono stati fatti propri dall’UE e dagli Stati membri e ad essi si ispirano molteplici iniziative e piani d’azione europei e nazionali in corso di attuazione, come quelli relativi alla Green economy, alla transizione digitale e quelli relativi alla rivisitazione del ruolo delle istituzioni di ricerca e formative in un’ottica di public engagement.
La cultura è generalmente riconosciuta come fattore abilitante trasversale a tutti i SDG, poiché l’agenda per lo sviluppo sostenibile presuppone l’affermazione di una cultura della sostenibilità.
Questa visione appare affine a quella della Convenzione di Faro, che richiama il ruolo dell’eredità culturale per la costruzione di società coese, democratiche, sostenibili che promuovono sviluppo umano e qualità della vita. La Convenzione di Faro, inoltre, promuove l’adozione di modelli di governance innovativi che, a partire da un approccio integrato e consapevole di tutte le istituzioni pubbliche, sappiano coinvolgere attori sociali e singoli nei processi di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione del patrimonio culturale, considerato nella sua stretta inerenza a tutte le dinamiche di partecipazione alla vita culturale. In questo quadro, le comunità professionali hanno, insieme ad altri stakeholder, un ruolo di stimolo e proposta, ad esempio mettendo le loro competenze specialistiche al servizio di forme inusitate di cooperazione e progettualità orientate ad estendere la partecipazione dei singoli e delle comunità.
Di qui, l’idea di “incrociare le agende” e le competenze che questo convegno intende proporre, coinvolgendo interlocutori istituzionali ed esperti di varia estrazione per approfondire in particolare tre aspetti:
- Chi fa cosa in Italia, ovvero, quali sono gli assetti istituzionali, le soluzioni normative, le azioni di sistema e gli stakeholder per l’attuazione della Convenzione di Faro?
- Quali azioni possono/devono svolgere le biblioteche come infrastrutture della conoscenza e come luoghi delle comunità?
- Come si coniuga la trasformazione digitale con le strategie per la tutela, l’accesso e la produzione partecipativa di nuova conoscenza?
Dopo la sessione di apertura con i saluti ufficiali, la prima sessione ha introdotti alcuni temi chiave del dibattito italiano sul bene comune e sul welfare, sviluppando una prospettiva che considera la cultura e a conoscenza umana come nuovo tipo di risorsa comune e concentrandosi su alcuni esperienze legate alla Convenzione. Da quelle esperienze è emersa una proficua interazione con la rigenerazione territoriale.
Come primo punto cruciale, i beni culturali in stato di degrado necessitano di interventi di restauro. Il risultato di questa prima sessione è stato il bisogno di formazione e di sensibilizzazione su questi temi e di rafforzare le reti di relazioni.
La seconda sessione si è concentrata sul ruolo delle biblioteche nell'applicazione dei principi della Convenzione di Faro e dell'Agenda 2030, in particolare nel sottolineare gli aspetti più importanti del patrimonio culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia; nel promuovere una più ampia comprensione del patrimonio culturale e del suo rapporto con la comunità e la società..
Sostenibilità, cultura digitale, valorizzazione e l'accesso al patrimonio culturale sono stati l temi principali della terza sessione, che ha presentato il concetto di un ecosistema digitale che possa essere equo e sostenibile in tutto il mondo.
Il convegno si è concluso con l'intenzione degli organizzatori di promuovere un tavolo di lavoro permanente su questi temi e un documento programmatico.
Durante il convegno sono state esposte in loco alcune attività organizzate dalle sezioni regionali dell'Associazione Biblioteche Italiane. AIB-Emilia Romagna ha curato una mostra basata sulla loro iniziativa Biblioteca, voci da un giardino in movimento, un concorso per giovani illustratori in cui la biblioteca è concepita come un giardino, uno spazio costantemente aperto.
AIB-Campania ha anche coordinato una mostra di un artista locale che converte libri antichi in bellissime sculture. AIB-Campania ha curato l'allestimento di due punti informativi dedicati ai loro progetti. La prima riguardava “Parole in Circolazione”, che facilita la donazione dei libri; e la seconda su “Mamma Lingua, Storie per tutti”, in cui nessuno è escluso e si promuove l'integrazione attraverso la lettura.
Il programma completo della conferenza con abstracts (in italiano) è disponibile a questo link : https://www.aib.it/attivita/convegni-e-seminari/convenzione-faro-obiettivi-sviluppo-sostenibile/