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Introduzione

Profondamente legate al territorio, al mare e alla terra, le produzioni artigianali della Costa d'Amalfi sono nate dall'utilizzo creativo delle materie prime disponibili. Alle classiche manifatture della pasta, della carta, della lana, della seta e del cuoio si affiancavano attività e "saper fare" più specifici e definiti, solitamente connessi al contesto ambientale e alle tradizionali vocazioni produttive dei centri: è il caso dei "tornieri" di Furore, dei "centrellari" di Pogerola, dei lavoratori del legno di Tramonti e dei fabbricanti di reti e ami da pesca di Praiano.
A tutto questo si aggiungeva una miriade di mestieri cosiddetti minori, che per quanto orientati alla produzione di oggetti d'uso quotidiano non di rado assumevano i tratti del vero e proprio artigianato artistico: c'erano gli impagliatori di sedie e i coltivatori dei fiori che venivano poi utilizzati per l'estrazione delle essenze profumate, il ferraro (fabbro) e lo stagnaro (idraulico), lo scarparo (calzolaio finito) e il solachianiello (mezzo calzolaio), la capera (colei che pettinava le donne) e il ferracavallo (maniscalco). Ad alcune attività si dedicavano solo le donne: si pensi alla filatura della lana, della seta e del canovaccio.
Di molti antichi mestieri oggi non rimane traccia. Eppure, complice la riscoperta del "fatto a mano", gli oggetti più apprezzati e ricercati sono proprio gli eredi delle tradizionali produzioni artigianali. È qui, nel miscuglio della paccottiglia e delle imitazioni che inclinano al kitsch, che è possibile ritrovare i segni e ricucire il senso ed il valore di saperi, tecniche e abilità pazientemente trasmesse di generazione in generazione, nelle botteghe dei maestri che qui erano semplicemente "'o masto".
 
Approfondimenti
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